Ansia e psicoterapia cognitivo comportamentale.
Caratteristiche, sintomi e trattamento
Che cos'è l’ansia?
L’ansia è un’emozione caratterizzata dalla preoccupazione per eventi o situazioni che si verificheranno o che potrebbero verificarsi, che il soggetto percepisce come particolarmente minacciosi e/o non si sente in grado di poter fronteggiare. Una persona può, ad esempio, provare ansia per un esame universitario o un colloquio di lavoro che dovrà svolgere, ma anche provare ansia per un’ipotetica malattia che potrebbe anche non insorgere mai.
L’ansia non è di per sé un’emozione negativa, in quanto in una certa misura ci aiuta a prepararci, a difenderci, a fare delle previsioni che ci aiuteranno ad affrontare un evento futuro. Tornando all’esempio dell’esame universitario, sappiamo che una certa quota d’ansia può aiutarci a concentrarci meglio sulla materia che stiamo studiando, a preparaci adeguatamente e ad ottenere un buon risultato. E’ dimostrato, infatti, che una modesta attivazione adrenergica migliora la performance di fronte ai compiti di tutti i giorni, in quanto aumenta la vigilanza e la prontezza, ma superato un certo livello di attivazione la performance inizia a peggiorare.
Ansia e Disturbi d’ansia
Quando l’ansia diventa eccessiva non ha più alcun vantaggio, ma diventa un problema per chi la vive, un ulteriore motivo di preoccupazione. I sintomi ansiosi, infatti, vengono essi stessi percepiti come fonte di minaccia: “Cosa mi sta succedendo?”, “e se perdo il controllo?” “gli altri se ne accorgeranno?”.
Possono, dunque, essere interpretati dal soggetto come segni di un disturbo fisico o psicologico, accrescendone il senso di vulnerabilità e peggiorando di conseguenza l’autovalutazione circa la propria capacità di fronteggiare i pericoli temuti.
Possiamo parlare di un disturbo d’ansia quando i sintomi diventano predominanti e persistenti, con ricadute negative sulla qualità di vita e sul funzionamento scolastico-lavorativo, relazionale e sociale.
I sintomi dell’ansia
Perché si possa parlare di un disturbo d’ansia, marcata preoccupazione ed eccessiva ed inappropriata ansietà devono essere presenti da almeno sei mesi (un mese per il mutismo selettivo e l’ansia da separazione nei bambini). Inoltre paura ansia ed evitamento delle situazioni temute determinano un disagio significativo e un impoverimento in ambito lavorativo, sociale e nelle principali aree di funzionamento.
Associati allo stato di tensione e preoccupazione in cui versa il soggetto ansioso possono essere presenti sintomi sia fisici che cognitivi tra cui: iper sudorazione, tensione muscolare, tachicardia, tremori, peso o dolore al petto, respiro affannato o senso di soffocamento, nausea o disturbi addominali, vertigini, brividi o vampate di calore, sensazione di “testa leggera” o di svenire, paura di perdere il controllo o di impazzire, paura di morire.
Va sottolineato, però, come i sintomi sopra elencati potrebbero essere anche indicatori di altra patologia medica. E’ per questo molto importante, prima di parlare di un disturbo ansioso, rivolgersi al proprio medico per tutti i controlli necessari a scongiurare la presenza di altre patologie.
Caratteristiche psicologiche dell’ansia
Abbiamo detto che l’ansia è caratterizzata da preoccupazioni riguardo reali o temuti eventi futuri. Trattandosi di eventi/situazioni non ancora accaduti saranno di per sé poco conosciuti, parzialmente prevedibili e, proprio per questo, avvertiti dalla persona ansiosa come potenzialmente pericolosi (intolleranza all'incertezza). “Cosa succederà?”. Non posso saperlo. Ma il non saperlo non implica necessariamente che le cose andranno male. L’ansioso però, a parità di possibilità, tende a prefigurarsi esiti negativi e le peggiori conseguenze possibili (pensiero catastrofico). Percepisce, inoltre, se stesso come incapace, non in grado di fronteggiare l’evento o di affrontarne le conseguenze (autovalutazione negativa) “Non riuscirò a superare l’esame… andrà sicuramente male…resterò indietro con gli esami…non riuscirò mai a laurearmi”
Lo stile di pensiero tipico dell’ansioso è caratterizzato, dunque, da una forte predominanza di pensieri ripetitivi e intrusivi, negativi e catastrofici e da uno scarso livello di concretezza che impedisce l’elaborazione di strategie efficaci per fronteggiare le situazioni temute. Se, a livello mentale, l’ansia determina una sorta di dialogo con se stessi fatto di pensieri ripetitivi su possibili eventi negativi (rimuginio), a livello comportamentale tutto questo determina una tendenza a proteggersi, evitando di affrontare gli eventi/situazioni temuti (evitamento) “Non vado a fare l’esame!”
Questo, però, non farà altro che intaccare maggiormente il senso di efficacia del soggetto e, peggiorandone l’autovalutazione negativa, lo porterà a valutare la situazione temuta come ancora più insormontabile.
Quali sono i disturbi d’ansia?
Secondo la quinta edizione del Manuale Diagnostico e Statistico dei disturbi mentali (DSM-V) fanno parte dei disturbi d’ansia: Disturbo di panico, Agorafobia, Disturbo d’ansia generalizzato, Fobia specifica, Fobia sociale, Ansia da separazione, Mutismo selettivo.
Tutti sono caratterizzati da eccessiva paura ed ansietà persistente ed invalidante e da comportamenti correlati. Ciò che distingue i vari disturbi è l’oggetto/situazione temuta, la sintomatologia più o meno varia ed intensa e i comportamenti messi in atto per fronteggiarla.
Ad esempio, nella fobia specifica il soggetto teme ed evita un oggetto specifico (insetti, cibi, sporcizia, etc), nella fobia sociale, invece, teme ed evita, appunto, le situazioni sociali perché crede di essere giudicato negativamente dagli altri o di apparire inadeguato. Nel disturbo d’ansia da separazione l’evento temuto è l’allontanamento delle persone care, mentre nel disturbo d’ansia generalizzato le situazioni temute ed evitate sono svariate e il soggetto si sente assolutamente incapace di fronteggiarle.
Come curare l’ansia? Possibili trattamenti
Le problematiche legate all’ansia sono molto diffuse nella popolazione e le conseguenze negative dei sintomi ansiosi sulla vita di tutti i giorni spinge le persone che ne soffrono alla ricerca di una cura che sia efficace, ma anche facile e veloce. Esistono in commercio numerosi farmaci in grado ridurre/eliminare il sintomo. Il medico di base o lo psichiatra valuterà il farmaco e il dosaggio più indicati di persona in persona.
L’aspetto positivo della cura farmacologia è la relativa velocità di effetto del farmaco sui sintomi, l’aspetto negativo è che, come per tutti i farmaci, ci possono essere, a seconda del paziente e dei dosaggi, effetti indesiderati. Inoltre, avendo i farmaci effetto sui sintomi ma non sulle cause sottostanti l’ansia, c’è il rischio che debbano essere assunti per tempi molto prolungati , se non a vita e comunque ogni qualvolta che il sintomo si presenti o si ripresenti anche a distanza di tempo.
Una cura sicuramente più lunga e complessa, ma che si propone risultati più duraturi e stabili nel tempo, è la psicoterapia. La psicoterapia non solo “lavora” sul sintomo, ma anche sulle cause. Sugli eventi di vita, sui contenuti cognitivi ed emotivi, che determinano, rafforzano e mantengono nel tempo la sintomatologia ansiosa.
La psicoterapia cognitivo comportamentale dell’ansia
Diverse sono le psicoterapie e gli approcci esistenti per la cura dei disturbi d’ansia; tra queste un posto di eccellenza è occupato dalla terapia cognitivo-comportamentale, per le evidenze scientifiche rilevate dagli studi di efficacia e per l’uso di protocolli e tecniche standardizzate mirate all’eliminazione/riduzione dei sintomi e dei fattori di mantenimento degli stessi.
Nella persona ansiosa sono rintracciabili schemi cognitivi fondati sulla pericolosità/ostilità del mondo esterno e sulla propria vulnerabilità/incapacità di far fronte alle minacce dell’ambiente. Per questo motivo trovandosi di fronte alla situazione temuta si innescherà uno stato di allarme/allerta che determina un’interpretazione erronea della situazione che sarà percepita come più rischiosa e difficile da affrontare di quello che è realmente. Di conseguenza il soggetto sarà portato a proteggersi, mettendo in atto comportamenti di evitamento delle situazioni temute, che però non faranno altro che cronicizzare e intensificare nel tempo la risposta ansiosa.
Scopo della terapia cognitivo-comportamentale è l’identificazione da parte del terapeuta degli schemi cognitivi disadattivi del paziente e dei pensieri disfunzionali che li sorreggono (terapia cognitiva).
Una volta raggiunta la consapevolezza dei processi mentali sottostanti la sintomatologia ansiosa, si passerà all'individuazione e al potenziamento delle risorse del paziente e allo sviluppo di nuove e più efficaci strategie. Queste verranno utilizzate dal paziente per l’ultima, ma fondamentale, fase della terapia: affrontare le situazioni temute (terapia comportamentale).
In altre parole: una volta identificati i principali pensieri e schemi mentali che sorreggono l’ansia, aver rafforzato le risorse e affinato le strategie, il paziente sarà in grado, attraverso esposizioni comportamentali concordate con il terapeuta, di affrontare le situazioni temute, senza che esse determinino una risposta ansiosa eccessiva ed invalidante. Obiettivo della terapia è portare il paziente a capire come siano i suoi stessi pensieri disfunzionali e i comportamenti conseguenti a generare e rafforzare la sua ansia. Ciò vuol dire che cosi come può generarla, allo stesso modo può imparare a gestire la sua ansia attraverso pensieri più funzionali, strategie comportamentali più efficaci e una maggiore consapevolezza di sé e delle proprie risorse.
Dr.ssa Chiara De Sanctis
BIBLIOGRAFIA:
- American Psychiatric Association- “DSM-5. Manuale diagnostico e statistico dei disturbi mentali- quinta edizione”-Raffaello Cortina editore
- S. Sassaroli, R. Lorenzini, G.M.Ruggiero- “Psicoterapia cognitiva dell’ansia”- Raffaello Cortina editore
- A. Wells-Trattamento cognitivo-comportamentale dei disturbi d’ansia”- McGraw-Hill editore